Spalla congelata: cause della Capsulite Adesiva ed esercizi utili per un recupero più rapido
La spalla congelata è una patologia infiammatoria dolorosa che provoca rigidità articolare e difficolta di movimento. Non sempre è possibile determinarne la causa purtroppo, ma nella maggior parte dei casi è una patologia che tende a guarire da sola nel tempo. Tuttavia, individuarne tempestivamente i primi segnali e intraprendere un percorso di fisioterapia e riabilitazione è utile per ridurre sensibilmente sia il dolore che i tempi di guarigione.
Capiamo insieme ai nostri fisioterapisti come si manifestano i sintomi della spalla congelata e quali sono gli esercizi più utili per recuperare gradualmente la mobilità dell’articolazione.
Spalla congelata: che cos’è e quali strutture della spalla colpisce
La spalla congelata, il cui termine medico corretto è Capsulite Adesiva, è una patologia di tipo infiammatorio a carico dell’articolazione Gleno-Omerale caratterizzata da una fase iniziale di dolore intenso, seguita da una progressiva perdita del range di mobilità della spalla, fino ad arrivare al blocco totale sia nei movimenti attivi che in quelli passivi. Questa condizione infiammatoria provoca la fibrosi della capsula articolare della spalla, che a sua volta causa quindi rigidità progressiva e significativa restrizione della capacità di movimento, soprattutto in rotazione esterna.
Nella maggior parte dei casi la spalla congelata tende a guarire spontaneamente, recuperando il movimento completo o quasi completo in un arco di tempo variabile, che può andare da alcuni mesi fino a due anni.
Sintom i della Capsulite Adesiva
Chi soffre di sindrome della spalla congelata solitamente riferisce un dolore acuto e localizzato nella parte alta del braccio e in corrispondenza dell’articolazione dell’Omero, insorto senza una causa apparente, quindi non a seguito di traumi, contusioni, contratture o altre problematiche. Il dolore aumenta progressivamente e, con il passare del tempo, si ha una graduale perdita della mobilità della spalla sia nei movimenti attivi che in quelli passivi.
Un sintomo caratteristico della capsulite adesiva è la perdita totale o quasi della capacità di rotazione esterna della spalla. In molti casi si evidenziano anche difficoltà ad eseguire le attività con il braccio alzato sopra la testa e quelle con la mano dietro la schiena (come, banalmente, allacciarsi il reggiseno).
Il decorso dell’infiammazione passa attraverso 3 fasi:
- Fase acuta/dolorosa: insorgenza graduale di dolore alla spalla a riposo e dolore acuto agli estremi del movimento. Dolore notturno che interrompe il sonno e difficoltà a trovare una posizione confortevole per dormire. Questa fase può durare da 2 a 9 mesi.
- Fase adesiva/di irrigidimento: il dolore inizia a diminuire, ma subentra una progressiva perdita del movimento dell’articolazione Gleno-Omerale. Il dolore è evidente solo agli estremi del movimento. Questa fase può verificarsi intorno ai 4 mesi e durare fino a circa 12 mesi.
- Fase di risoluzione: miglioramento spontaneo e progressivo del range di movimento funzionale che può durare da 5 a 24 mesi. Nonostante ciò, alcuni studi suggeriscono che è una condizione autolimitante e può durare fino a tre anni. Altri studi hanno dimostrato che fino al 40% dei pazienti può avere sintomi persistenti e limitazione dei movimenti oltre i tre anni. Si stima che il 15% possa avere dolore persistente e disabilità a lungo termine.
Cause della spalla congelata e diagnosi
Le cause della spalla congelata non sono ancora del tutto chiare. L’eziologia è complessa e multifattoriale, e si pensa che un ruolo importante lo giochino sia la genetica che i fattori ambientali. Sembra che la causa scatenante possa essere un’infiammazione dell’articolazione, seguita da rigidità che porta ad una fibrosi di alcune componenti, in particolare della capsula articolare.
La spalla congelata può essere di due tipologie:
- Capsulite Adesiva Primaria: l’insorgenza è in genere idiopatica (non se ne conosce la causa)
- Capsulite Adesiva Secondaria: quando la causa è conosciuta, come un intervento chirurgico o un trauma.
Si ritiene, inoltre, che possa esserci una certa predisposizione in soggetti affetti da Diabete Mellito.
La diagnosi di Capsulite Adesiva viene effettuata dal medico specialista Ortopedico o Fisiatra dopo un’accurata raccolta anamnestica, un esame fisico e i referti di esami strumentali come l’ecografia o la risonanza magnetica.
La spalla congelata guarisce da sola o è necessaria la fisioterapia?
La spalla congelata, per motivi ancora poco conosciuti, tende a guarire da sola in un periodo variabile dai 9 mesi fino ai 2 anni. Tuttavia, l’esperienza ci porta a dire che intraprendere un percorso tempestivo di fisioterapia possa ridurre sensibilmente i tempi di guarigione.
Fisioterapia per la spalla congelata
La fisioterapia varia a seconda della fase di progresso della patologia.
Nella prima fase, cioè quella infiammatoria, l’obiettivo della fisioterapia è il controllo del dolore. Ci si concentra quindi su tecniche delicate di terapia manuale o di osteopatia, caute mobilizzazioni articolari, rilassamento della muscolatura di spalla e rachide, unite a terapia strumentale come Laser, Ultrasuoni o Tecar ed esercizi specifici in palestra se il dolore lo consente.
Nella seconda fase, quella della rigidità articolare, invece, è necessario essere più incisivi per recuperare il range articolare della spalla, sia in maniera passiva tramite mobilizzazioni articolari, tecniche manuali e osteopatiche, che in maniera attiva con esercizi di stretching e di auto-mobilizzazione dell’arto superiore e del rachide cervicale/toracico.
Nella terza e ultima fase, invece, la riabilitazione si concentra principalmente su attività di rinforzo muscolare e propriocettive, unite ad esercizi di stretching e di mobilizzazione per mantenere e migliorare ulteriormente il ROM articolare (Range Of Motion, ossia il livello di mobilità dell’articolazione espresso in gradi).
Altri trattamenti: terapia strumentale, agopuntura, taping
In associazione con il percorso fisioterapico, ci sono altri tipi di terapie possono aiutare ad accelerare la guarigione. Ad esempio, il medico specialista potrà prescrivere dei farmaci specifici (soprattutto nella fase acuta dell’infiammazione) o effettuare infiltrazioni articolari. Anche l’agopuntura, sempre eseguita dal medico, in alcuni casi si è dimostrata efficace in caso di sindrome della spalla congelata.
Il fisioterapista, invece, può avvalersi della terapia strumentale con laser, onde d’urto, ultrasuoni o tecar, e applicare bendaggi funzionali come il kinesiotaping o similari.
Esercizi utili per migliorare la mobilità della spalla congelata
Questi sono solo alcuni esempi di esercizi che possono essere eseguiti in autonomia nelle prime fasi, in maniera delicata, per migliorare la mobilità della spalla e diminuire il dolore:
Esercizi pendolari di Codman
Con un peso da 0,5 o 1 kg, eseguire dei leggeri movimenti di circonduzione, antero-posteriori e latero-mediali per 1-2 minuti.
Mobilizzazione assistita in flessione
Legare un cavo o una cintura intorno alla spalliera o ad un supporto più alto della nostra testa. Aiutandosi con l’altro braccio, portare la spalla dolente in alto fermandosi prima dell’insorgenza di dolore. Eseguire 3 serie da 20 ripetizioni.
Mobilizzazione in estensione con bastone
Tenendo un bastone dietro la schiena e le braccia tese, eseguire dei leggeri movimenti portando entrambe le mani in direzione posteriore. Eseguire 3 serie da 20 ripetizioni.
Sleeper Stretch (allungamento Capsula Posteriore)
Sdraiandosi sul fianco della spalla dolorante, con la testa appoggiata sul cuscino, utilizzare l’arto sano per eseguire dei leggeri movimenti di rotazione interna. Eseguire 3 serie da 15 ripetizioni.
Conclusioni
La spalla congelata è una condizione dolorosa e invalidante, che insorge spesso senza preavviso anche in soggetti giovani, dura a lungo e influisce negativamente sulla qualità di vita. Purtroppo, non esiste un trattamento specifico per questa patologia. È fondamentale quindi riuscire ad avere una diagnosi precoce da parte del medico specialista, per poi impostare insieme al fisioterapista un programma riabilitativo costruito su misura. Ogni caso deve essere infatti trattato diversamente, a seconda della fase di avanzamento della patologia, dell’età, della soglia del dolore e del livello di mobilità del singolo.
Per il fisioterapista è importante anche istruire il paziente sui lunghi tempi di recupero, sulle modificazioni da attuare allo stile di vita e all’attività sportiva, in modo da aumentare l’aderenza al trattamento e riuscire ad instaurare una collaborazione efficace e soddisfacente per tutta la durata del percorso.