I solitari del mare, i velisti che hanno fatto la storia

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Figure mitiche, i navigatori solitari, diventano eroi nell’immaginario collettivo. Molti di loro si sono raccontati in libri avvincenti e molte delle loro vite sono così intense, un alternarsi di vittorie e sconfitte, bonaccia e tempesta, che affascinano anche chi non salirebbe neanche su un pontile galleggiante.

Da Bernard Moitessier a Giovanni Soldini, il mare è stato attraversato in lungo e in largo, doppiando i tre capi (Capo Horn, Capo di Buona Speranza e Capo Leeuwin), a favore e contro vento, come fece Ambrogio Fogar: 400 giorni in mare su uno sloop in legno di 11 metri e compie il giro del mondo in solitario, contro i venti portanti.

Fogar era un dilettante, nel senso che non regatava di professione, partì da Castiglione della Pescaia (Gr), dove si trovava il CN 71, il cantiere navale che aveva costruito il suo Surprise in lamellare. Salpa il 1 novembre 1973 e arriva il 7 dicembre 1974, in realtà era tornato in zona già da diverse ore, ma attese al largo dell’isola di Montecristo la data giusta per poter toccare terra il giorno di sant’Ambrogio. Diventò un personaggio e fece appassionare molti italiani alla vela, in tempi in cui Azzurra doveva ancora arrivare.

Le storie dei grandi raccontano grandi risultati ma anche tempeste e burrasche sia in mare sia in terra. Bernard Moitessier (1925-1994), navigatore e scrittore visse una vita piena e vagabonda, come il titolo di un suo libro, Un vagabondo nei mari del Sud. Da giovanissimo costruttore di barche, iniziò la sua carriera su una giunca nei mari del Siam, era infatti nato ad Hanoi, in Vietnam. Monsoni, naufragi e barche distrutte lo portano in Francia dove continua con la sua idea di costruire barche e, dall’idea di costruirle in acciaio, nasce il suo ketch Joshua, con cui completerà la traversata da Thaiti ad Alicante passando per Capo Horn per un totale di 14.000 miglia senza scalo.

Nel 1968, durante la prima regata in solitario intorno al mondo e senza scali, la Golden Globe Race, Moitessier si ritira, dopo aver superato l’inglese Robin Knox-Johnston, che vinse il premio di 5000 sterline. Robin Knox Johnston imbarcato su Suhaili, un 32 piedi, nel 1969 fu il primo uomo a compiere la circumnavigazione del mondo senza stop in solitario, fu secondo al Trofeo Jules Verne con Sir Peter Blake, nel 2006 a 67 anni, sempre da solo, pensò bene di completare nuovamente il giro del mondo.

Sir Peter Blake (1948-2001), neozelandese, vince la Whitebread Round the World Race edizione 1989-90, mantiene la coppa del trofeo Jules Verne dal 1994 al 1997, e, con lui, la Nuova Zelanda diventa regina nell’Americas Cup. Blake fu assassinato dai pirati, mentre svolgeva un incarico in mare su Seamaster per il Governo degli Stati Uniti, avrebbe dovuto monitorare il riscaldamento globale e l’inquinamento; l’incidente avvenne a Macapà, in Brasile, sul delta del Rio delle Amazzoni.

Una fine misteriosa anche per lo statunitense Joshua Slocum sparito nel 1909 con Spray, uno sloop che gli era stato regalato e da lui completamente ricostruito, durante una navigazione verso le Indie Occidentali. Il navigatore fu il primo a circumnavigare il globo, partendo da Boston, navigando 46000 miglia, passando per lo stretto di Magellano e la Terra del Fuoco, in 3 anni, 2 mesi e 2 giorni. Lo racconta nel suo libro, Solo, intorno al mondo.

Tra i grandi, Éric Tabarly (1931-1998), navigatore e militare, è stato il migliore tra i navigatori francesi, nel 1964 vince la OSTAR, Original Singlehanded Transatlantic Race, a bordo di Pen Duick, un ketch di 44 piedi, in 27 giorni, tre ore e 56 minuti. La regata parte da Plymouth, Gran Bretagna e arriva a Newport negli Stati Uniti.

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